Tempo fa ho partecipato a un corso molto interessante di revisione di traduzioni.
In sostanza, il corso si proponeva di gettare le basi per imparare a rivedere le proprie traduzioni o quelle degli altri. Un mestiere insomma, ma anche parte integrante del lavoro di traduttore. In alcune occasioni avevo già lavorato come revisore ma mi ero resa conto che, per essere più sicura, mi mancava una formazione specifica.
Il corso, molto interessante, utile e organizzato alla perfezione, prevedeva anche delle esercitazioni pratiche, la prima delle quali mi ha aperto da subito nuovi orizzonti. Dovevo realizzare la revisione di una traduzione usando lo strumento revisioni di un programma di videoscrittura. Un po’ come correggere i compiti di qualcun altro con la matita rossa, ma sul computer.
Procedendo con la revisione ho avuto una serie di sensazioni, totalmente inaspettate:
– onnipotenza: che soddisfazione, finalmente posso correggere io il lavoro di qualcun altro;
– superiorità: io quella traduzione l’avrei fatta meglio;
– fastidio: ma come è possibile che il traduttore abbia fatto errori di questo genere?!
D’accordo, ho calcato un po’ la mano, ma è utile per evidenziare quanto questo approccio sia in contrasto con quello di un revisore professionista.
Infatti, mano a mano che il corso procedeva, ho imparato una serie di cose, alcune delle quali sono state autentiche sorprese:
– un bravo revisore deve cercare di salvare quanto più possibile di una traduzione, (escludendo i casi di traduzioni disastrose o indicazioni particolari da parte del committente);
– la revisione esterna è necessaria proprio poiché è difficile prendere distacco dalla propria traduzione;
– imparare a realizzare revisioni di qualità è fondamentale anche durante la rilettura finale delle proprie traduzioni;
– persino un traduttore provetto e famoso può sbagliare: magari ha fretta, mal di testa, sta traslocando o che so io.
Con il tempo, tutti questi elementi stanno diventando parte integrante del mio lavoro, ma ciò che mi ha colpita di più del mondo delle revisioni è stato l’inevitabile parallelo con la vita di tutti i giorni.
Quante volte ho giudicato altre persone, pensando che al loro posto avrei fatto meglio, e quante volte ho buttato tutto di un’esperienza o di una relazione, senza invece sforzarmi di provare a salvare tutto il salvabile?
Quanta fatica faccio ad accettare che la perfezione non esiste, né negli altri né tantomeno in me stessa e che la vita è una continua revisione, in cui è necessario mediare, essere fluidi, cercare il lato positivo in ciò che accade, essere empatici e raggiungere quella sintesi armoniosa tra pregi e difetti, punti di forza e debolezze?
Un’impresa non facile, anzi decisamente ardua, ma la ricompensa non è certo cosa da poco, sia nel lavoro che nella vita: arrivare pian piano e in modo naturale a sfiorare la revisione (quasi) perfetta.